con la presentazione del Go Further lo scorso settembre, Ford ha svelato al mondo la propria strategia di marketing destinata a rilanciare la casa automobilistica nel vecchio continente: alta tecnologia, nuovi modelli ed una probabile chicca (lo sbarco del Brand Mustang al di là dell'oceano).
non essendo questo il salotto adatto in cui parlare di auto, guida e qualunque altra cosa riguardante il mondo dei motori, vi introduco il Progetto 24 Ore: campagna che vede la collaborazione di Rafael Rozendaal per il lancio della nuova Ford Fiesta.
l'artista, ispirandosi al suo progetto intotime, ha creato in 24 ore un'installazione illuminando con le sue proiezioni le forme della nuova Fiesta ridipinta per l'occasione completamente di bianco.
ok. l'idea di fondere il mondo dell'arte con quello dei motori non è del tutto nuova visto che artisti come Andy Warhol, Damien Hirst e Roy Lichtenstein hanno collaborato al molto più famoso BMW Art Cars (progetto che ha visto la luce nell'ormai lontano 1975). resta il fatto che la nuova campagna di Ford contribuirà a donare alle opere di Rafael una nuova dimensione, notorietà e (mi auguro) fungerà da trampolino di lancio alla digital art in ambito comunicativo.
Progetto 24 Ore [spot]
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domenica 6 gennaio 2013
Progetto 24 Ore. Ford Fiesta Art con Rafael Rozendaal.
venerdì 7 dicembre 2012
Moving the Still, il primo GIF festival.
amate e odiate, chiunque abbia usato internet almeno una volta nella vita s'è imbattuto nelle GIF (letteralmente Graphics Interchange Format).
dal sapore un po' retro dell'internet che è stato, oggi la GIF rappresenta il formato più longevo del web. prima dei video ad alta risoluzione, prima di flash, prima del WebGL, le Gif sono state forse le prime a far giocare gli internauti con le immagini.
a 25 anni di distanza della loro nascita, prende vita il Moving The Still: il primo festival internazionale che consacra la GIF come vero e proprio media creativo. ad organizzarlo, due nomi di tutto rispetto: Tumblr e Paddle8 (casa d'aste online e community di collezionisti) attraverso un recruitment iniziato lo scorso ottobre per selezionare i migliori digital artist.
l'evento racchiude online centinaia di GIF selezionate da una super giuria: Inez van Lamsweerde & Vinoodh Matadin, Michael Stipe, James Frey, Nicola Formichetti, (solo per citarne alcuni) e culmina stasera con una mega esposizione durante la Miami Art Week 2012.
non potendomi imbucare come al solito alla festa, non resta che consolarmi col sito.
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lunedì 19 novembre 2012
Straight & Arrow by Daito Manabe. Una sinfonia ad impulsi.
programmatore, sound designer, DJ ed ovviamente new media artist. nato in Giappone nel 1976, Daito Manabe è uno dei personaggi più controversi nel vasto panorama della digital art.
a differenza però dei suoi colleghi, la sua non è una creatività che vede il web al centro dei suoi lavori. no. per Daito c'è da fare un discorso a parte visto che i suoi, sono esperimenti audiovisivi che interagiscono col corpo umano.
la sua ultima fatica è "Straight & Arrow", lavoro realizzato per il dj e producer FaltyDL dove video arte e sound design si fondono per dar vita ad un video musicale basato sull'elettrostimolazione e le sue sperimentazioni sul corpo umano.
per la sua realizzazione, ben 40 comparse sono state cablate all'equipaggiamento di Daito per far muovere i loro corpi all'unisono e, quindi, visualizzare la musica.
il risultato? una sinfonia di contrazioni indotte.
FaltyDL "Straight & Arrow" [music video]
a differenza però dei suoi colleghi, la sua non è una creatività che vede il web al centro dei suoi lavori. no. per Daito c'è da fare un discorso a parte visto che i suoi, sono esperimenti audiovisivi che interagiscono col corpo umano.
la sua ultima fatica è "Straight & Arrow", lavoro realizzato per il dj e producer FaltyDL dove video arte e sound design si fondono per dar vita ad un video musicale basato sull'elettrostimolazione e le sue sperimentazioni sul corpo umano.
per la sua realizzazione, ben 40 comparse sono state cablate all'equipaggiamento di Daito per far muovere i loro corpi all'unisono e, quindi, visualizzare la musica.
il risultato? una sinfonia di contrazioni indotte.
FaltyDL "Straight & Arrow" [music video]
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lunedì 22 ottobre 2012
LaFiac.com, The End of a World.
arriva quest'anno alla terza edizione uno dei casi più famosi di cybersquatting: LaFiac.com.
concepita nel 2010, LaFiac è una galleria online nata per dirottare traffico dalla molto più blasonata e mondana Fiac (la Fiera Internazionale d'Arte Contemporanea di Parigi) verso il mondo emergente della net art. niente dunque a che vedere con gli allestimenti patinati del Gran Palais di Parigi ma solo un sito, simbolo della nuova arte che vede internet come elemento d'espressione.
nata col tema "la fine di un mondo", l'edizione 2012 de LaFiac racchiude anche quest'anno diversi artisti internazionali. non solo quindi Rafaël Rozendaal ma anche Anthony Antonellis, Marco Cadioli, Systaime e Lorna Mills sono i protagonisti della nuova galleria: una landing page che tagga le diverse opere caricate online dagli artisti.
come dice il manifesto dell'iniziativa, le opere esposte (pur non essendo in vendita) sono espressione di una realtà sempre più in ascesa nel panorama globale. magari un giorno saranno esposte in gallerie importantissime ma, oggi, accontentiamoci di un sito.
lafiac.com
concepita nel 2010, LaFiac è una galleria online nata per dirottare traffico dalla molto più blasonata e mondana Fiac (la Fiera Internazionale d'Arte Contemporanea di Parigi) verso il mondo emergente della net art. niente dunque a che vedere con gli allestimenti patinati del Gran Palais di Parigi ma solo un sito, simbolo della nuova arte che vede internet come elemento d'espressione.
nata col tema "la fine di un mondo", l'edizione 2012 de LaFiac racchiude anche quest'anno diversi artisti internazionali. non solo quindi Rafaël Rozendaal ma anche Anthony Antonellis, Marco Cadioli, Systaime e Lorna Mills sono i protagonisti della nuova galleria: una landing page che tagga le diverse opere caricate online dagli artisti.
come dice il manifesto dell'iniziativa, le opere esposte (pur non essendo in vendita) sono espressione di una realtà sempre più in ascesa nel panorama globale. magari un giorno saranno esposte in gallerie importantissime ma, oggi, accontentiamoci di un sito.
lafiac.com
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Ubicazione:
Via Giambellino, Milano, Italia
lunedì 15 ottobre 2012
Emergence, gli alberi parlanti di Craig Walsh.
nata come collaborazione tra il festival Art & About e l'Australian Museum, Emergence è stato il progetto creato dell'artista contemporaneo Craig Walsh.
il tutto s'è svolto all'interno del Sydney Hide Park dove, attraverso un gioco di proiezioni, Walsh è riuscito a trasformare il parco in un paesaggio surreale di alberi parlanti.
come evidenziato dallo stesso artista, il progetto rende omaggio alla storia del parco (da sempre punto d'incontro per la protesta sociale) e si è sviluppato proiettando sulle chiome degli alberi i volti di Colin Charlton, Jennifer Anne Curtis e Sylvia P Hale. I tre, anche se provenienti da ambienti culturali differenti, sono uniti da un impegno sociale tale da sposare la causa dell'installazione di Walsh: la divulgazione di tematiche storiche tenute nascoste agli occhi di tutti.
dunque, Emergence si pone agli occhi di tutti come uno strumento collettivo di azione civica partendo da un chiaro presupposto: ogni paesaggio nasconde innumerevoli storie mai raccontate.
About the project
il tutto s'è svolto all'interno del Sydney Hide Park dove, attraverso un gioco di proiezioni, Walsh è riuscito a trasformare il parco in un paesaggio surreale di alberi parlanti.
come evidenziato dallo stesso artista, il progetto rende omaggio alla storia del parco (da sempre punto d'incontro per la protesta sociale) e si è sviluppato proiettando sulle chiome degli alberi i volti di Colin Charlton, Jennifer Anne Curtis e Sylvia P Hale. I tre, anche se provenienti da ambienti culturali differenti, sono uniti da un impegno sociale tale da sposare la causa dell'installazione di Walsh: la divulgazione di tematiche storiche tenute nascoste agli occhi di tutti.
dunque, Emergence si pone agli occhi di tutti come uno strumento collettivo di azione civica partendo da un chiaro presupposto: ogni paesaggio nasconde innumerevoli storie mai raccontate.
About the project
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domenica 7 ottobre 2012
Una giungla digitale per il fashion show di Kenzo.
un parallelepipedo da 22x8 m, una passerella circolare attorno ad esso e ben 8 proiettori. sono stati questi gli elementi scenografici utilizzati da Kenzo per la presentazione della sua nuova collezione S/S 2013, uno show in cui moda e tecnologia sono mescolate per una delle kermesse più chiacchierate dell'anno: la Fashion Week di Parigi.
non essendo però questo il luogo in cui parlare di abiti, borse e tacchi a spillo, concentriamoci sulla scenografia (indubbiamente uno aspetti più interessanti della serata) soffermandoci sul concept e sull'equipe che l'ha realizzata.
progettata e implementata dal video artist newyorkese Kenzo Digital con la collaborazione dal collettivo SuperUber, l'installazione entra in armonia con la collezione basandosi su un'idea ben specifica: la creazione di un habitat in cui realtà e finzione si fondono alla perfezione.
la parte più interessante dell'installazione appare però il suo sviluppo, vista la creazione di una foresta ibrida in cui natura e mondo digitale sono in perfetta armonia attraverso un percorso narrativo ricco di suggestioni.
di per sé il concept dietro questo lavoro non è illuminante ma il risultato finale è grandioso.
un contesto surreale che ha giocato con la percezione di tutti, anche di chi con la moda ha poco a che fare.
Kenzo Digital Show [video]
non essendo però questo il luogo in cui parlare di abiti, borse e tacchi a spillo, concentriamoci sulla scenografia (indubbiamente uno aspetti più interessanti della serata) soffermandoci sul concept e sull'equipe che l'ha realizzata.
progettata e implementata dal video artist newyorkese Kenzo Digital con la collaborazione dal collettivo SuperUber, l'installazione entra in armonia con la collezione basandosi su un'idea ben specifica: la creazione di un habitat in cui realtà e finzione si fondono alla perfezione.
la parte più interessante dell'installazione appare però il suo sviluppo, vista la creazione di una foresta ibrida in cui natura e mondo digitale sono in perfetta armonia attraverso un percorso narrativo ricco di suggestioni.
di per sé il concept dietro questo lavoro non è illuminante ma il risultato finale è grandioso.
un contesto surreale che ha giocato con la percezione di tutti, anche di chi con la moda ha poco a che fare.
Kenzo Digital Show [video]
lunedì 4 giugno 2012
Clouds by RGB+D. The future of filmmaking.
da quando Kinect è entrato in scena, sempre più persone facenti capo alla tribù degli hacker/smanettoni sono salite in cattedra per sperimentarne i numerosi utilizzi. tra tutti questi, gli RGB+D sono sicuramente la crew che ha suscitato in me un tale interesse da interrompere la mia vacanza al riparo dal caldo e dal sole.
un settimana fa infatti James George e Jonathan Minard hanno rilasciato, all'apice della loro ricerca, un estratto del loro video/progetto Clouds, un documentario basato sui pareri di hacker, media artist e critici sull'uso creativo dei codici di programmazione.
cosa c'è di speciale dietro un semplicissimo video caricato su Vimeo di quasi 6 minuti?
molto, visto che i ragazzi basano il loro lavoro sulla creazione di video ibridi derivati dalla combinazione tra il Kinect ed il girato di una normalissima reflex.
Clouds parte dunque dal presupposto di reimmaginare ancora una volta la realtà attraverso tutte le imperfezioni che Kinect comporta. un'immagine sfocata, traballante ed a volte glitch come se fosse trasmessa da un lontano pianeta attraverso un debolissimo segnale.
Clouds: beta [video]
un settimana fa infatti James George e Jonathan Minard hanno rilasciato, all'apice della loro ricerca, un estratto del loro video/progetto Clouds, un documentario basato sui pareri di hacker, media artist e critici sull'uso creativo dei codici di programmazione.
cosa c'è di speciale dietro un semplicissimo video caricato su Vimeo di quasi 6 minuti?
molto, visto che i ragazzi basano il loro lavoro sulla creazione di video ibridi derivati dalla combinazione tra il Kinect ed il girato di una normalissima reflex.
Clouds parte dunque dal presupposto di reimmaginare ancora una volta la realtà attraverso tutte le imperfezioni che Kinect comporta. un'immagine sfocata, traballante ed a volte glitch come se fosse trasmessa da un lontano pianeta attraverso un debolissimo segnale.
Clouds: beta [video]
se anche voi non siete riusciti a "gustarvi" tutti i 6 minuti e siete ansiosi di cominciare a produrre qualcosa di molto simile, potete scaricarvi gratuitamente RGBDToolkit, il loro software open source utilizzato per l'editing.
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lunedì 7 maggio 2012
Feel Me, the bit-intimacy app.
dopo 63 giorni di silenzio mi riaffaccio in uno dei miei luoghi di fuga preferiti. purtroppo non ho fatto il giro d'europa in autostop, non ho fatto il vagabondo per le strade di milano né sono andato nello spazio alla ricerca di nuove forme di vita.
tralasciando il motivo di questa mia pausa, mi sono concesso qualche giorno di ricerca in più rispetto al solito per trovare il progetto in grado di rompere il ghiaccio, ancora una volta, e riprendere il mio cammino.
andando oltre il mio solito divagare, entro finalmente nel dettaglio per parlarvi di Feel Me, l'app nata con l'ambizione di arricchire le comunicazioni digitali di ogni giorno. sviluppata da Marco Triverio (un designer italiano emigrato all'estero), Feel Me è concepita come uno spazio intimo all'interno della comunicazione tra due persone, nata infatti per sopperire il divario asincrono tra i messaggi scambiati su smartphone.
sicuramente i più scettici non prenderanno sul serio questo nuovo progetto, considerandolo solo come dei semplici cerchi e puntini da muovere sullo schermo. io invece ci vedo molto di più, ci vedo la voglia di ampliare sempre di più gli orizzonti all'interno di una comunicazione composta da messaggi.
punti di vista.
Feel Me Project
tralasciando il motivo di questa mia pausa, mi sono concesso qualche giorno di ricerca in più rispetto al solito per trovare il progetto in grado di rompere il ghiaccio, ancora una volta, e riprendere il mio cammino.
andando oltre il mio solito divagare, entro finalmente nel dettaglio per parlarvi di Feel Me, l'app nata con l'ambizione di arricchire le comunicazioni digitali di ogni giorno. sviluppata da Marco Triverio (un designer italiano emigrato all'estero), Feel Me è concepita come uno spazio intimo all'interno della comunicazione tra due persone, nata infatti per sopperire il divario asincrono tra i messaggi scambiati su smartphone.
sicuramente i più scettici non prenderanno sul serio questo nuovo progetto, considerandolo solo come dei semplici cerchi e puntini da muovere sullo schermo. io invece ci vedo molto di più, ci vedo la voglia di ampliare sempre di più gli orizzonti all'interno di una comunicazione composta da messaggi.
punti di vista.
Feel Me Project
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lunedì 5 marzo 2012
Facebook Bureau, show me your FB id.
mentre tutti quanti (addetti e non ai lavori) impazzano in rete a colpi d'analisi sulla nuova Timeline, c'è fortunatamente qualcuno che sottolinea gli aspetti negativi della nuova creazione "made in Facebook" in maniera molto originale. di chi sto parlando? Semplice, di Tobias Leingruber e del suono nuovo progetto: Facebook Bureau.
l'idea, a metà strada tra provocazione e analisi comportamentale, è basata sulla creazione di nuovi mezzi di riconoscimento più sensibili del rapporto tra la gente e i nuovi media: le Facebook Identity Card.
dotate infatti del tipico schema di Facebook, le id card progettate mescolano elementi tipici delle comuni carte d'identità (il nome e il sesso) con aspetti più comuni al social network di Zuckerberg: username, id, data d'iscrizione, country code e perfino un QR Code "linkato" alla propria pagina personale.
sperando che un giorno nessuno possa chiedermi in aeroporto la FB id card preferendo la sempreverde carda d'identità, vi segnalo che Zuckerberg ha chiesto ed ottenuto la rimozione del sito web del progetto.
consoliamoci con l'account twitter: FB Bureau
l'idea, a metà strada tra provocazione e analisi comportamentale, è basata sulla creazione di nuovi mezzi di riconoscimento più sensibili del rapporto tra la gente e i nuovi media: le Facebook Identity Card.
dotate infatti del tipico schema di Facebook, le id card progettate mescolano elementi tipici delle comuni carte d'identità (il nome e il sesso) con aspetti più comuni al social network di Zuckerberg: username, id, data d'iscrizione, country code e perfino un QR Code "linkato" alla propria pagina personale.
sperando che un giorno nessuno possa chiedermi in aeroporto la FB id card preferendo la sempreverde carda d'identità, vi segnalo che Zuckerberg ha chiesto ed ottenuto la rimozione del sito web del progetto.
consoliamoci con l'account twitter: FB Bureau
lunedì 20 febbraio 2012
Interactive Starry Night.
non sarò di certo io a scoprire Van Gogh, la sua grandezza, la sua tecnica e nemmeno mi cimenterò in una critica oggettiva delle sue opere. non scopiazzerò pareri di critici illustri spesi in lunghe analisi per apparire figo (cosa molto difficile) e, allo stesso tempo, non mi cimenterò in giudizi superficiali sulla sua arte per riempire qualche riga.
non essendo questo il posto adatto in cui parlare di opere classiche, oggi darò spazio a Petros Vrellis ed alla sua rivisitazione in chiave interattiva di Starry Night, uno dei quadri sicuramente più famosi del pittore olandese.
cosa mi piace di questo progetto? semplice, il modo in cui si utilizza openframeworks
per creare dei flussi di colore interattivi nella notte di Sant-Rémy de Provance, esaudendo uno dei desideri più reconditi di ognuno di noi: entrare in una galleria e toccare con mano una delle tele senza esser portati di peso fuori dalla sicurezza.
interactive Starry Night
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mercoledì 1 febbraio 2012
where is the pixel?
vedete qualcosa di strano davanti allo schermo?
cominciate a grattarvi il capo, siete dubbiosi, titubate un po' ed infine credete che tutto questo sia uno scherzo?
lascio una riga vuota di proposito per farvi ragionare, non tantissimo, il giusto, e se non avete ancora capito di cosa si tratta alzatevi dalla scrivania e munitevi di una panno per pulire lo schermo ormai pieno di polvere.
bene, ora che avete assimilato questi mei pochi consigli tutto vi sembrerà molto più limpido ed affronterete la prova con l'impegno e la concentrazione necessaria: uno schermo bianco, il tempo che scorre in alto a destra e la scrupolosa ricerca dell'unico pixel nero della schermata.
che dire, un'altra grande trovata di OkFocus.
wheres the pixel?
cominciate a grattarvi il capo, siete dubbiosi, titubate un po' ed infine credete che tutto questo sia uno scherzo?
lascio una riga vuota di proposito per farvi ragionare, non tantissimo, il giusto, e se non avete ancora capito di cosa si tratta alzatevi dalla scrivania e munitevi di una panno per pulire lo schermo ormai pieno di polvere.
bene, ora che avete assimilato questi mei pochi consigli tutto vi sembrerà molto più limpido ed affronterete la prova con l'impegno e la concentrazione necessaria: uno schermo bianco, il tempo che scorre in alto a destra e la scrupolosa ricerca dell'unico pixel nero della schermata.
che dire, un'altra grande trovata di OkFocus.
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giovedì 19 gennaio 2012
experiment_C will follow you.
riprendo a passeggiare per le strade di questo blog tentando di fare qualcosa che di solito evito per schivare la gente: parlare delle mie idee. quindi per una volta tanto non sprecherò righe per lavori di difficile interpretazione e scenderò dal mio albero per condividere la simpatia di questo mio ultimo progetto in rete.
nato in una fredda notte di gennaio con l'ambizione di non sconvolgere nulla, experiment_C si affaccia al mondo dei 140 caratteri per puro egocentrismo del sottoscritto, spinto dalla voglia di provare una particolare app. il mio caro account infatti twitta, utilizza gli hashtag e aumenta i suoi following in completa autonomia senza il mio minimo intervento.
come si direbbe, ho creato una vita.
experiment_C
nato in una fredda notte di gennaio con l'ambizione di non sconvolgere nulla, experiment_C si affaccia al mondo dei 140 caratteri per puro egocentrismo del sottoscritto, spinto dalla voglia di provare una particolare app. il mio caro account infatti twitta, utilizza gli hashtag e aumenta i suoi following in completa autonomia senza il mio minimo intervento.
come si direbbe, ho creato una vita.
experiment_C
mercoledì 21 dicembre 2011
SPAMM (Super Art Modern Museum).
indirizzo, solito oggetto, allegato, invio.
cambio d'indirizzo, sempre il solito oggetto, allegato, invio.
nuovo indirizzo, testo creativo, oggetto sobrio, ennesimo allegato, invio.
viste le tanti nottate dedicate alla famosa arte dello spam, l'antichissima disciplina in cui ognuno di noi tenta di procurarsi qualche insperato colloquio mentre duella col sonno, il Super Art Modern Museum (per gli amici SPAMM) ha immediatamente rapito la mia curiosità visto il simpatico nome. diciamo che è stato amore a prima visualizzazione.
SPAMM (ormai lo chiamo come se lo conoscessi personalmente) è un vero e proprio scrigno nato in questi giorni per testimoniare una nuova era, l'era della modern art in cui gli artisti si avvalgono dei nuovi media per l'elaborazione e la creazione di nuovi concept creativi.
cambio d'indirizzo, sempre il solito oggetto, allegato, invio.
nuovo indirizzo, testo creativo, oggetto sobrio, ennesimo allegato, invio.
viste le tanti nottate dedicate alla famosa arte dello spam, l'antichissima disciplina in cui ognuno di noi tenta di procurarsi qualche insperato colloquio mentre duella col sonno, il Super Art Modern Museum (per gli amici SPAMM) ha immediatamente rapito la mia curiosità visto il simpatico nome. diciamo che è stato amore a prima visualizzazione.
SPAMM (ormai lo chiamo come se lo conoscessi personalmente) è un vero e proprio scrigno nato in questi giorni per testimoniare una nuova era, l'era della modern art in cui gli artisti si avvalgono dei nuovi media per l'elaborazione e la creazione di nuovi concept creativi.
Il Super Art Modern Museum non è dunque un semplice dominio nato per attirare l'attenzione di qualche curioso, è piuttosto un vero e proprio manifesto concepito per abbattere il muro d'indifferenza della autorità culturali verso la digital art ed incentivarne la sua diffusione.
spamm.frdomenica 16 ottobre 2011
make pixel art, per creativi part-time.
diventare un artista è sempre stata una delle mie più grandi ambizioni assieme all'agente segreto ed all'astronauta anche se fin da subito i pastelli evidenziarono i miei limiti.
davanti quindi al primo sogno spezzato mi diedi ai videogames fiducioso che un giorno sarebbero diventati una disciplina olimpica immaginando già lacrime sulle note dell'inno, baci alle medaglie e ringraziamenti verso le telecamere.
anche se crescendo ho capito che tutto questo rimaneva irrealizzabile, le immagini ad 8 bit che tanto hanno accompagnato la mia infanzia continuano ancora a piacermi per qualche motivo ancora inconscio e sebbene abbia appeso ormai il joystick al chiodo, questo progetto ha suscitato la mia immaginazione.
Ben Brown e Katie Spencer hanno colpito nel segno col loro lavoro forse per l'aria un po' retrò, forse perché in fondo ci sentiamo tutti un po' creativi o forse perché semplicemente ci eccitiamo davanti a link inutili.
makepixelart.com
davanti quindi al primo sogno spezzato mi diedi ai videogames fiducioso che un giorno sarebbero diventati una disciplina olimpica immaginando già lacrime sulle note dell'inno, baci alle medaglie e ringraziamenti verso le telecamere.
anche se crescendo ho capito che tutto questo rimaneva irrealizzabile, le immagini ad 8 bit che tanto hanno accompagnato la mia infanzia continuano ancora a piacermi per qualche motivo ancora inconscio e sebbene abbia appeso ormai il joystick al chiodo, questo progetto ha suscitato la mia immaginazione.
Ben Brown e Katie Spencer hanno colpito nel segno col loro lavoro forse per l'aria un po' retrò, forse perché in fondo ci sentiamo tutti un po' creativi o forse perché semplicemente ci eccitiamo davanti a link inutili.
makepixelart.com
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